
Come riportato dal sito Corriere.it è stato firmato il decreto attuativo previsto dal comma 188 dell’art. 1 della Legge di stabilità per il 2016, che va a disciplinare i parametri per valutare gli incrementi della produttività e le condizioni necessarie per poter aumentare il premio di produzione fino a € 2.500 (il limite generale è € 2.000). Andando con ordine, la Legge di stabilità per il 2016 ha:
- reintrodotto la tassazione agevolata al 10% per i premi di produzione
- stabilito la possibilità per il lavoratore di convertire in tutto, o in parte, il premio di produzione in welfare aziendale
- previsto nuove tipologie di interventi di welfare aziendale (art.51 TUIR).
Il decreto attuativo va a completare questo nuovo quadro d’azione, dando alle aziende indicazioni concrete per poter sviluppare la contrattazione di secondo livello e il welfare aziendale.
I PARAMETRI
Sono 20 i parametri individuati nel decreto attuativo che misurano gli incrementi di produttività, a fronte dei quali si ha diritto alla corresponsione del premio di produzione:
- il volume della produzione rispetto ai dipendenti
- il fatturato per dipendente
- il margine operativo lordo
- indici di soddisfazione del cliente
- diminuzione di riparazioni e ri-lavorazioni
- riduzione degli scarti di lavorazione
- percentuale di rispetto dei tempi di consegna
- rispetto delle previsioni di avanzamento dei lavori
- modifiche dell’organizzazione del lavoro
- lavoro agile
- modifiche dei regimi di orario
- rapporto tra costi effettivi e costi previsti
- riduzione dell’assenteismo
- brevetti depositati
- riduzione dei tempi di sviluppo di nuovi prodotti
- riduzione dei consumi energetici
- riduzione degli infortuni
- riduzione dei tempi di lavorazione
- riduzione dei tempi di commessa
altri parametri:
Nel contratto di II livello bisognerà indicare a quale parametro è agganciato il pagamento del bonus.
LA PARTECIPAZIONE PARITETICA
Per ottenere la possibilità di riconoscere un premio di produzione fino ad un massimo di € 2.500 servirà che i contratti “prevedano strumenti e modalità di coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro da realizzarsi attraverso gruppi di lavoro nei quali operino responsabili aziendali e lavoratori”. Come ha affermato Marco Leonardi, professore di Economia del lavoro alla facoltà di Scienze Politiche della Università statale di Milano e consulente del Governo: “non è necessario che i componenti appartengano al sindacato”.
Autore: Francesco Iasi
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